Le relazioni familiari nell’era delle reti digitali
La nostra vita sta cambiando, così come le abitudini. Pensiamo ad esempio al lavoro da casa (in modalità smart working) oppure al distanziamento sociale. Solo questi due aspetti pochi mesi fa erano sconosciuti.
Oggi sono diventati realtà a cui purtroppo ci stiamo abituando, soprattutto al distanziamento sociale, che ha trasformato le nostre vite e il modo di relazionarci anche all’interno dei nuclei familiari.
‘Cosa sta accadendo alle famiglie in tema di relazioni e comunicazione? Come spiegare il distanziamento sociale ai bambini? Cosa sta provocando nei giovani?
In un contesto come questo, la Dott.ssa Marianna Berizzi, prova a tracciare una linea e a fare chiarezza su quelli che sembrano essere i cambiamenti all’interno delle famiglie, ma anche a quello che si è riscoperto nello stare più insieme.
La Dott.ssa Berizzi è una Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e per il suo lavoro si trova spesso ad accompagnare i genitori nei momenti critici di crescita di loro stessi e dei loro figli. Lasciamo che ci racconti la sua esperienza.
“Già dal 21 febbraio ho portato tutte le mie terapie in modalità online e con questo posso dire che tanto gli adulti quanto i ragazzi lo hanno accolto molto bene quasi come se tutti fossero pronti a questo passaggio che forse ha avuto bisogno di essere un po’ spinto affinché si avverasse. Ma all’interno dei miei percorsi ho notato un importante cambiamento delle tematiche.”
Genitorialità a rischio
Non è così insolito essersi ritrovati a dover affrontare delle tematiche di natura familiare perché all’interno della famiglia a livello sistemico questo tempo di quarantena ha modificato i legami, ha modificato le relazioni, e ha portato ad una convivenza che spesso e volentieri poteva apparire anche solo superficiale.
Scendendo più nel dettaglio su quello che accade ai figli mi permetto di asserire
che quello che sta accadendo ai figli è intimamente connesso a cosa sta accadendo ai genitori.
Dunque se i genitori riescono ad assolvere quei bisogni che tutti quanti ci siamo trovati a dover affrontare, ovvero di sopravvivenza e di sicurezza in questo periodo concedendo più tempo e attenzione verso la famiglia e quindi a quel senso di appartenenza, possiamo costruire grandi cose e addirittura vedere in questo momento di crisi un momento di grande opportunità.
Allora riprendendo il concetto, io direi
che tutto dipende dalle condizioni di partenza
Nelle famiglie sane questo momento può essere l’occasione per potenziare quella comunicazione, quella relazione familiare che poteva essere trascurata.
D’altro canto però là dove esistevano già dei problemi nelle cosiddette famiglie disfunzionali la convivenza forzata può portare a contrasti esplosivi o a degli evitamenti, quindi a dei momenti di maggiore solitudine e anche di maggiore alienazione.
Relazioni familiari e genitorialità a rischio
In questo periodo tutti noi disponiamo di tempo e ne stiamo percependo l’importanza, ma allo stesso momento stentiamo a tracciarne i confini.
Giustamente alcuni sottolineano come i ragazzi si stanno annoiando anche della didattica distanza.
Se inizialmente poteva essere qualcosa di curioso e stimolante perché rappresentava la novità, ora può annoiare: purtroppo il tempo e la noia spesso se ne vanno a braccetto.
Infatti questo tempo può sembrare infinito, ma dobbiamo anche ricordare e ricordarci che questo è il tempo della trasformazione, del nostro cambiamento, e della guarigione nell’attesa.
Di conseguenza mi viene da dire che non è così corretto dire che il tempo aggiusta tutto, ma in realtà siamo noi e sono gli avvenimenti che necessitano di tempo per aggiustarci.
Una cosa certamente possiamo e dobbiamo dire, quelli che noi saremo dopo questo periodo nessuno lo sa, ma chiaramente non saremo le persone che eravamo a febbraio 2020.
Allora si parla di resilienza, la capacità di adattarsi a questo tempo. E c’è solo un modo per addomesticare e dimenticare il tempo, quello di impiegarlo. Però il tempo deve essere anche impiegato bene, soprattutto nel contesto famigliare.
Abbiamo sentito e abbiamo visto gli hashtag del “andrà tutto bene”. Io non credo che possa essere bastato un arcobaleno perché tutto potesse andare bene.
I nostri figli -ed intendo tanto i bambini quanto anche gli adolescenti- stanno facendo “cose” perché siamo noi che chiediamo loro di farle. Spesso trattengono quelle domande, quelle incertezze e quelle paure che li stanno attanagliando, forse perché non sanno o porle forse perché non sono così abituati ad esporsi nel raccontare le proprie emozioni.
Però è vero che queste emozioni stanno chiedendo di uscire, di essere espresse e a questo punto tocca a noi adulti e a noi genitori a provare a farle uscire.
Potrebbe accadere che se ci lasciamo distrarre troppo dai nostri impegni e paure facciamo il gioco dell’evitamento, e l’evitamento porta inesorabilmente tanto noi quanto i nostri figli ad una forma di isolamento di noia e di solitudine. Nel momento in cui noi sposiamo un isolamento il passo è breve nel finire a trascorrere ore e ore nei giochi online, o forse ore anche a ricercare quelle che magari sono le informazioni che non riusciamo a trattare in famiglia.
Se al contrario invece riusciamo a creare un senso di coinvolgimento e di appartenenza, ricreeremo quel clima attraverso il quale originare nuove connessioni tra esseri umani. Questo non significa chiudere l’applicazione, ma potrebbe anche significare aprire l’applicazione insieme.
Esiste “l’aut aut” che in latino significa ‘o…o’. Però è vero anche che esiste il ‘vel ”, che è un’aggiunta, che è un ‘anche‘ . Infatti noi dobbiamo immaginare che non necessariamente le due dimensioni debbano non coesistere, ma anzi le si possono integrare tanto la noia quanto la creatività perché la noia diventa il motore per la creatività. E così come dei momenti di solitudine o dei momenti che possiamo definire di privacy, sono quelli poi che vanno a spingere verso il senso di appartenenza.
Allora, a questo punto, quali potrebbero essere gli ingredienti per creare questi momenti che ci permetterebbero di conoscere il mondo dei nostri figli e ai nostri figli conoscere il nostro di mondo e quindi condividere?
Indubbiamente c’è bisogno di costanza, di tenacia e tanta tantissima pazienza. Ma in fondo in questo tempo la pazienza è stata duramente già messa alla prova e viene chiesto un sacrificio in più.
Infatti io ho iniziato il nostro discorso dicendo che tutto quello che sta accadendo ai nostri figli è intimamente connesso a quello che sta accadendo a noi.
Che cosa significa quindi? Significa che se noi siamo i primi a praticare un evitamento, probabilmente anche i nostri ragazzi andranno a rifugiarsi nella solitudine e a raccogliere anche informazioni attraverso altri sistemi e metodi comunicativi. Se al contrario noi cerchiamo di portare avanti un coinvolgimento, ci sforziamo di essere presenti in questo tempo, inevitabilmente riusciremo ad essere ‘connessi’ e ad avere anche una buona frequenza di connessione.
Siamo naturalmente chiamati a delle piccole azioni che potrebbero essere quello di incoraggiare un ascolto attivo che può essere anche uno sforzo per noi perché andiamo a chiedere di essere attenti a cogliere quei piccoli segnali attraverso i quali capire, comprendere come e quando intraprendere un atto comunicativo.
Sapere rassicurare i nostri figli anche raccontando le nostre paure. Saper creare un ambiente adatto a questi momenti perché c’è il momento del gioco, ma c’è anche il momento della famiglia; c’è il momento di netflix, ma c’è anche il momento di stare attorno ad un tavolo.
Relazioni familiari e giochi online
C’è il momento del gioco online e poi anche il momento di fare la call di famiglia online perché non trascuriamo il fatto che in questo momento le relazioni, altro argomento secondo me interessantissimo, sono fondamentali.
Il rischio è quello di allontanarci, di dimenticare le Persone che ci stanno a cuore. Allora bisogna anche saper coinvolgere e mantenere i contatti, magari spingere nel fare una chiamata in più, e magari definire anche una rutinarietà per tutti questi aspetti. In altre parole sto raccontando uno spaccato di vita che poteva essere molto simile anche a quello precedente semplicemente inserito però all’interno delle mura domestiche, perché una cosa che mi sono accorta in questi mesi e che giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, goccia dopo goccia quella che era la vita esterna piano piano è rientrata all’interno delle mura domestiche.
Pensiamo ad esempio a quanto è accaduto e sta accadendo nel caso delle scuole e della DaD o didattica a distanza. Prima le scuole hanno iniziato ad assegnare compiti su piattaforme online, poi le video lezioni. Così che nei periodi di lockdown gli studenti hanno svolto le lezioni da casa.
E così per tutto il resto ci si può adattare, si può fare in modo di inserire in questa vita domestica un po’ forzata quello che era la vita esterna. Ma attenzione perché il rischio potrebbe essere quello di lasciare andare quelle buone pratiche che sono iniziate o che iniziavano a germogliare soprattutto all’interno del sistema famiglia.
Questo lavoro, svolto insieme anche ai genitori, potrà smorzare in qualche modo la paura in cui siamo tutti attanagliati.
Genitorialità e relazioni dentro e fuori della rete
Credo che siamo tutti d’accordo nel pensare che l’uomo ha bisogno di relazioni, di fare comunità e di dare e ricevere amore. Nel momento in cui vengono a cambiare questi aspetti fondamentali su cui fino a ieri abbiamo basato le nostre vite, c’è allora da chiedersi come cambieranno e continueranno a cambiare nel prossimo futuro le attuali generazioni.
Gli effetti che l’isolamento sociale sta avendo su ciascuno di noi lo possiamo notare da come stanno cambiando i nostri figli, i nostri studenti e giovani. Li stiamo privando della cosa più importante di cui hanno bisogno. La possibilità di incontrarsi, interagire tra loro, innamorarsi, e giocare.
Ritengo che oggi più che in altri tempi, c’è assoluto bisogno di genitori attenti, che non si lasciano distrarre dai loro problemi, abbandonando così i loro figli all’isolamento davanti agli schermi. La Scuola, non deve permettere che la paura e la disorganizzazione globale, la distragga dal suo compito principale che è quello di educare coinvolgendo gli studenti in un percorso educativo che permetterà loro di diventare adulti ‘pensanti’ e non solo accorti alle performance.
Non è un compito facile quello dei genitori soprattutto quando si ha a che fare con gli adolescenti, che sono sempre troppo avanti rispetto a noi adulti. In effetti, quando entrano nell’adolescenza, i ragazzi si immergono in un mondo tutto loro, fatto di regole a cui conformarsi in campi come abbigliamento, linguaggio e comportamento. Per un adolescente, l’opinione dei coetanei spesso conta di più dell’opinione dei genitori. Per un genitore quindi l’inizio dell’età adolescenziale può essere visto come l’inizio del distacco.
C’è da considerare poi che le aziende hanno spesso come target esclusivo i giovani e a loro vengono destinati molti prodotti e buona parte degli articoli legati all’intrattenimento. Questo non fa che allargare il gap generazionale. “Se il mondo degli adolescenti sparisse”, scrive il dott. Robert Epstein, “molte di queste aziende plurimiliardarie crollerebbero all’istante” (Teen 2.0: Saving Our Children and Families From the Torment of Adolescence).
Genitorialità e relazioni, cosa può fare un genitore
Mantenete un forte legame con i vostri figli
I coetanei possono essere degli amici, ma non dovrebbero mai prendere il vostro posto di genitori. La cosa positiva è che secondo gli esperti, la maggioranza dei bambini e degli adolescenti rispetta i genitori e desidera farli felici. Se mantenete un rapporto stretto con i vostri figli, inciderete sulla loro vita più di quanto possano fare i loro coetanei.
Bisogna passare del tempo con i figli, fare insieme attività quotidiane come cucinare, pulire e anche i compiti. Divertitevi insieme: giocate, guardate un film o la TV. Non pensate che basti il ‘tempo di qualità’, un paio d’ore ogni tanto. La qualità non compensa la mancanza di quantità!”
Accertatevi che non abbiano solo amicizie della loro età
Alcuni genitori sono contenti che i loro figli abbiano tante amicizie. Tenete presente, però, che avere amici della stessa età può aiutare un ragazzo ad andare d’accordo con gli altri, ma non gli permette di variare le proprie amicizie. Inoltre, a differenza di un bravo genitore un coetaneo non può fornire la guida necessaria né essere un buon punto di riferimento.
“Forse i ragazzi se la cavano bene in certe cose, ma non conoscono la vita, e non hanno l’esperienza e la saggezza per aiutare i coetanei a prendere le decisioni migliori. Quando i giovani si rivolgono ai genitori, possono crescere e maturare in modo adatto alla loro età”
Fornite la giusta guida
Anche mentre diventano adulti, ai vostri figli può fare molto bene passare del tempo con voi. Siate un punto di riferimento per loro.
“Per i ragazzi i migliori modelli a cui ispirarsi sono i genitori. Quando ai figli si insegna ad amare e rispettare i genitori, poi da grandi vorranno diventare come loro” .
In un prossimo articolo prenderemo in esame il ruolo degli adulti nella vita di un bambino.
Estratto dal webinar ‘I nuovi confini delle famiglie al tempo del coronarvirus’.
La Dott.ssa Marianna Berizzi è una psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, collabora con Crismer La Pignola da orami più di un anno partecipando a interviste per il mio canale YouTube. Si ocupa in particolare di:
- Consulenza psicologica individuale e di coppia
- Parent training
- Pratica della tecnica EMDR.
- Trattamento dei disturbi d’ansia e dell’umore.
- Gestione dello stress
- Training di rilassamento
- Tecniche di meditazione
- Certificazione aziendale per lo stress lavoro correlato
- Formazione aziendale
Il video completo lo potete trovare sul mio canale YouTube a questo link