Spazio all’esperto: Prof.ssa Tina Chiariello. Cosa fare contro il cyberbullismo a scuola

Bullismo e cyberbullismo a scuola: cosa fare e come prevenirli

Se sei un genitore o un insegnante sicuramente avrai sentito parlare di bullismo e cyberbullismo nelle scuola.

In questo articolo quindi affronto il fenomeno del bullismo e cyberbullismo a scuola, e come per le altre puntate dedicate a questo problema, ad accompagnarmi è la Prof.ssa Tina Chiariello esperta di questo tema in qualità di referente per il cyberbullismo di un istituto di scuole superiori in cui insegna lettere.

La professoressa è presidente dell’associazione Eligere che ha come ‘mission’ l’intento di fare prevenzione su temi come il bullismo e gli stereotipi di genere attraverso un format che vede gli adolescenti protagonisti di un iter formativo da vivere attivamente.

L’obiettivo principale del progetto è quello di trasferire a quanti più adolescenti e ai loro genitori un messaggio tanto forte quanto importante attraverso incontri con studenti, genitori, insegnanti e l’intera collettività.

Risponderemo principalmente alle seguenti domande:

  • Bullismo e cyberbullismo a scuola, cosa fare?
  • Come affrontare il cyberbullismo a scuola?
  • Come difendersi dal bullismo e cyberbullismo a scuola?

Il Cyberbullismo a scuola spiegato da chi lo conosce bene

Di seguito l’estratto dell’intervista.  Sul mio canale YouTube trovate la registrazione completa della puntata.

 

**Crismer

Professoressa Chiariello, partiamo subito con una domanda: ci può raccontare in qualità di referente di “Cyberbullismo” per il suo istituto, quali sono le difficoltà che un insegnante incontra nella scuola in relazione a questo fenomeno?

Come difendersi dal cyberbullismo a scuola, come affrontarlo e cosa fare?

 

**Prof. Chiariello

Anzitutto credo che la maggiore difficoltà che gli insegnanti in generale incontrino nell’affrontare questi problemi sta proprio nell’individuazione del problema.

Se gli insegnanti assistono ad un fenomeno di bullismo fisico e quindi ad un evidente fatto accaduto, c’è la possibilità di intervenire, anzi si deve intervenire così come se si viene a conoscenza di un fenomeno di cyberbullismo; a quel punto l’insegnante ha l’obbligo di intervenire.

Diciamo che la difficoltà più grande sta proprio nel bullismo psicologico di cui spesso non si viene a conoscenza per diverse ragioni.

L’ostacolo di noi adulti consiste più nel riconoscere il fenomeno, e questo per varie motivazioni.

Ad esempio o perché la vittima non ne fa menzione oppure perché tante volte noi adulti tendiamo a sottovalutare il problema definendo “ragazzate” quelle azioni che in realtà non possono essere qualificate come tali.

Per questo motivo va distinto il bullismo vero e proprio da quello che invece è un atto tipico dell’età adolescenziale.

Affermare: “devono cavarsela da soli” come spesso si sente anche tra noi adulti, non è corretto.

Spesso questo è uno dei motivi per cui la vittima diventa oggetto di scherno, di derisione e a volte per molto tempo al punto che poi comincia ad “abituarsi allo stato di cose” cercando di minimizzare fin dove riesce, così decide di non parlarne a noi insegnanti e spesso neanche a casa ai genitori.

Bullismo a scuola come intervenire – il referente per il cyberbullismo

Non è un caso se da tre anni a questa parte il ministero ha voluto un referente per il Cyberbullismo in ogni istituto.

La scuola è un soggetto fondamentale all’interno di questa campagna di prevenzione.

Da quest’anno è previsto un team per il cyberbullismo costituito da due docenti ma anche dal personale “ATA” perché la scuola è proprio una “creatura” diciamo attiva, dove i ragazzi si confrontano non solo con gli insegnanti ma anche con il personale “ATA”.

Quindi la prevenzione del bullismo e cyberbullismo deve certamente cominciare dai banchi di scuola Share on X

**Crismer
Sono assolutamente d’accordo; questo è un processo, immagino, in cui ci deve essere da parte degli insegnanti, che rappresentano l’istituto in questa nuovo ruolo, una precisa e costante preparazione …

**Prof. Chieriello
Assolutamente, infatti da quest’anno i referenti per il bullismo non solo possono accedere a delle piattaforme predisposte dal MIUR ma sono invitati a parteciparvi.

Si caldeggia insomma una prevenzione efficace, un ascolto attivo dei ragazzi perché non rimanga solo una figura ‘tecnica’ senza che poi ci sia effettivamente un percorso di prevenzione.

Io stessa ho seguito dei percorsi, mi sono formata proprio come referente.

Le attività di formazione sono molte, il passo successivo però naturalmente deve essere un’applicazione nel proprio istituto di quanto appreso.

Quello che si è esaminato durante questi percorsi, naturalmente va poi messo in pratica; quindi l’ideale sarebbe che il referente dell’istituto passi questo messaggio anche agli altri componenti della scuola in modo tale che si possa veramente intervenire perché i genitori ce lo chiedono.

Gli stessi ragazzi chiedono aiuto, laddove hanno il coraggio di esporsi e di dire che effettivamente il problema c’è ed esiste, e soprattutto abbattere quel muro di omertà che c’è spesso all’interno delle classi e di profonda indifferenza, che è la cosa che mi fa più paura personalmente.

Bullismo a scuola come combatterlo

**Crismer

Professoressa, nel seguire un suo intervento il cui tema era “fare rete contro il bullismo” lei afferma giustamente che per parlare di bullismo e cyberbullismo occorre conoscere il fenomeno.

Una delle forme di prevenzione più importanti è l’ascolto attivo; mi è piaciuta molto questa sua espressione; lei afferma che grazie al suo lavoro si trova a contatto con i giovani ogni giorno e spesso anche con i loro genitori.

Basandosi sulla sua esperienza, quanto sono lontani i genitori dal comprendere e seguire i loro figli nell’uso della rete e dei dispositivi mobili?

Quali consigli darebbe ad un genitore che non sa da dove iniziare per accorciare il gap generazionale che separano i nativi digitali da noi immigrati?

 

**Prof Chiariello
Partiamo dall’ascolto; l’ascolto attivo e il suo significato.

Credo che ascoltare sia la cosa più difficile. I ragazzi si aspettano da noi non un giudizio, non qualcuno che emetta un ulteriore giudizio rispetto a quello che magari possono fare già a casa i genitori.

Io che mi occupo anche di ascolto dei ragazzi settimanalmente e gestisco uno sportello di ascolto degli studenti, mi rendo conto che bisogna mettersi in ascolto attivo in questo senso, ascoltare senza giudicare.

Ci deve essere un apertura proprio perché possano esprimersi liberamente altrimenti c’è il rischio che avvenga una vera e propria chiusura per cui nei casi di bullismo, il ragazzo decide di non parlarne con nessuno.

Nei casi che ho gestito, grazie alla collaborazione tra studenti e famiglie, grazie a un rapporto di complicità e di fiducia che si instaura tra il docente e il genitore e di collaborazione, sono riuscita a far emergere il problema e risolverlo.

Certo, non posso dire con facilità perché non sarebbe corretto, però con impegno e molta attenzione da parte nostra si può arrivare ad ottenere risultati positivi.

Un gap generazionale

Circa la lontananza tra noi genitori, e parlo anch’io come genitore, e i nostri figli in realtà è vero che c’è un certo divario generazionale, però quello che vedo è che i genitori stanno cominciando a sentire il bisogno di sapere, di conoscere.

Questo lo si percepisce più chiaramente da quando si parla di bullismo e di cyberbullismo in modo più ampio.

I genitori intervengono e partecipano ai convegni, partecipano ai dibattiti e sentono proprio il bisogno di sapere e di fare domande.

Sentono la necessità di capire, vorrebbero poter avere un manuale d’uso che li guidi su come affrontare il problema.

Diciamo che quello che avverto è, anche se c’è ancora tanto da fare da parte del genitore, che siamo sulla buona strada.

Si incomincia a voler capire come utilizzare in maniera corretta la tecnologia, a non demonizzarla come spesso si fa ma, sempre in quel quadro di complicità con i propri figli, a viverla serenamente.

Quindi mi sento di dire no ad una estrema apertura né tanto meno estrema rigidità rispettando anche la privacy dei propri figli perché altrimenti si ottiene l’effetto contrario.

Per concludere: come affrontare il bullismo a scuola?

Ricordo ai miei lettori che con la Prof.ssa Chiariello abbiamo ideato una rubrica dal tema “Cybernauti“. Di seguito il link alle puntate già disponibili.

Come potrete ascoltare dall’intervista questa rubrica tratterà in pillole alcune tematiche relative ai media digitali, al loro uso consapevole e come possono influire sulle nostre vite e quelle dei nostri figli.

Una serie di interventi con l’obiettivo di lasciare brevi ma pratici suggerimenti per genitori e insegnanti.

Una risorsa molto utile da proporre anche nelle classi per un percorso di prevenzione perché il messaggio che voglio dare è “che non sia solo il referente a mettersi in gioco ma che sia tutto il consiglio di classe a toccare questo tema che è così vicino” (citazione Prof.ssa Chiariello).

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