Spazio all’esperto: Dott.ssa Annalisa D’Errico

La dottoressa  Annalisa D’Errico è stata ospite del mio programma ‘Spazio all’esperto ..”  e ha risposto ad alcune domande. Nel suo libro pubblicato da poco e che ha già riscosso un grande successo, “Figli Virtuali”, parla di educazione digitale e complicità .

Il suo libro è disponibile anche su Amazon, leggilo te lo consiglio.

Crismer…

​Dott.ssa D’Errico..

Parto dal significato del termine, che dal greco vuol dire “piegare”, “avvolgerle”, che è avvolto. Mi piace partire da questa immagine, un genitore è un figlio avvolti come in un abbraccio, che condividono un’esperienza .
La copertina del libro è suggestiva, si vede mamma e figlio avvolti sotto una coperta. Questo esprime il concetto che l’utilizzo della tecnologia deve essere mediato da un genitore, che sta sempre al fianco del bambino, ma sopratutto deve essere coinvolgente .
Il processo della tecnologia, è un percorso che si fa insieme, passo dopo passo perché i pericoli ci sono e non possiamo ignorali.
In un momento esperienziale , complice, il genitore può essere utile al bambino, fondamentale nel suo viaggio esplorativo e di scoperta.
Quindi, utilizzare insieme i social, le app, navigare su internet danno un valore aggiunto all’esperienza. Inoltre proteggono il ragazzo, il bambino sopratutto, e danno valore a questi nuovi momenti che non allontanano il bambino rispetto al genitore, creando un distacco, bensì sarà un ulteriore momento per dialogare e stare insieme per confrontarsi.
Crismer…
  • I genitori molto spesso hanno paura della tecnologia, ne fanno una questione tecnica . Come possiamo convincerli del contrario ?
C’è un problema che dobbiamo affrontare, il divario che separa noi immigrati dai nativi . Occorre tenere conto di età diverse, generazioni diverse e capacità di approccio alla tecnologia diverse tra loro .
Si parla di Alfabetizzazione Digitale, ovvero il gap che c’è nell’uso di questi strumenti .
Quali strumenti abbiamo? Dobbiamo parlare di educazione al digitale. Il nostro non è un problema di tecnologia, basta un corso anche online per farsi un’idea generale dell’argomento .
Il nostro è un approccio al comportamento, al modo di essere e il modo in cui la tecnologia cambia noi stessi.
La tecnologia spaventa, perché il genitore e l’adulto non ha tutti gli elementi per capire e comprendere appieno lo strumento.
Quello che possiamo fare è formarci, facendoci anche aiutare dai nostri ragazzi oppure possiamo seguire percorsi formativi dedicati.
Quello che ci chiedono i nostri figli non sono oggetti tecnologici del momento, i nostri figli ci mandano dei segnali in cui ci chiedono di aiutarli ad individuare i pericoli che si nascondono nel mare del web.
Il virtuale ha i contorni sfumati, i ragazzi non si rendono conto delle coincidenze effettive che c’è tra vita on line e offline .
Il nostro ruolo è quello di fargli capire che il web è come un bosco, che esiste il cappuccetto rosso anche nel bosco virtuale e quindi aiutarli ad individuare il lupo virtuale .
Il concetto importante è che la tecnologia non ci deve fare paura , dobbiamo imparare e conoscerla per utilizzarla al meglio e solo a quel punto potremo sperare nell’avere effetti positivi .

Crismer…
  • Nel suo libro afferma che l’identità siamo noi, i nostri pensieri .. come rappresentiamo noi stessi. Tutto quello che esprimiamo pubblicamente alla platea dei social può comportare un problema, in che senso?

C’è un problema di privacy
Poi c’è un problema di verità, tra quello che siamo realmente nella vita reale e ciò che mostriamo di essere nei social. Spesso la nostra immagine è più ovattata, positiva e in qualche modo ingannevole. Tutto questo può trarre in inganno.
Nei ragazzi questo può provocare una vera dissociazione delle proprie esperienze psicologiche .
Quindi vogliamo far comprendere ai nostri ragazzi e bambini che dobbiamo essere veri, rispettando però determinate regole perché il rispetto di noi stessi è importante così come il rispetto degli altri.
Quanti casi di cyberbullismo nascono proprio da foto che girano diffuse senza nessuna regola .
Occorre avere rispetto di noi stessi e far capire ai bambini e adolescenti che prima di condividere una foto o un filmato occorre chiedere il permesso, l’autorizzazione. Questo vale non solo quando si ha intenzione di pubblicarla sui social ma anche se si vuole far girare la foto tra le chat on line .
Spesso crediamo che le chat siano luoghi protetti, chiusi. Ma non esiste nulla di chiuso nel web. La rete è una realtà aperta che da un punto di vista Tecnologico può essere amplificato in modo esponenziale.
A noi genitori sta il compito di “controllare” con affetto, non si dovrebbe eseguire un controllo “impositivo” , deve essere una condivisione , come ad esempio le impostazioni della privacy su i social e altri siti web.

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